RISVOLTI PSICOLOGICI DEL NUOVO LOCKDOWN

Con la prima ondata della pandemia il sentimento prevalente nella popolazione è stato quello della paura, paura per un virus sconosciuto, e quindi timore dell’ignoto, dell’evento imprevisto che ci interroga e che ci inquieta.

Questa paura ci ha fatto accettare più facilmente la decisione di chiuderci in casa per mesi, nonostante le gravi conseguenze psicologiche che il lockdown ha comportato. 

Adesso, con la seconda ondata, ciò che prevale è principalmente un senso di confusione, dovuto soprattutto al bombardamento continuo di notizie contrastanti che si susseguono senza sosta. 

Questa confusione genera ansia e rabbia, non tanto e non solo nei confronti delle istituzioni che ci governano o nei riguardi delle persone che non rispettano le regole, ma è una rabbia che in realtà nasconde un forte senso di impotenza

Non sappiamo quale sia il modo più ragionevole di reagire, e non ci sentiamo più protagonisti della nostra vita, messa in standby.

Aspettiamo costantemente informazioni dall’esterno per decidere sulle nostre condotte, ma questo è limitante per la progettualità del nostro futuro.

QUALCHE CONSIGLIO...

Mantenere una routine giornaliera con i bambini


I bambini rappresentano una delle categorie psicologicamente più a rischio in questo momento. A seguito della chiusura delle scuole a macchia di leopardo e con la messa in atto della didattica a distanza, vengono meno aspetti fondamentali per la crescita dei più piccoli, quali l’apprendimento delle regole e lo sviluppo di relazioni sociali. 

Per aiutarli in questo momento difficile è importante dunque garantire loro una continuità: avere una giornata organizzata come avveniva in precedenza, fatta dei normali riti di preparazione mattutina nonostante la didattica in remoto, e cercando di alimentare la vita sociale con gli amichetti e di preservare attività ed hobbies che i bambini facevano prima, nei limiti del possibile. 

Nel caso non siano attività compatibili con i protocolli sanitari, bisogna tentare di modificarle per renderle fattibili a casa. Tutto questo per non far sentire persi e in ansia i bambini, per garantirgli un senso di controllo e per non far trapelare angoscia dal contesto familiare.

Non essere spettatori passivi della propria vita

Bisogna ricordare sempre di essere protagonisti della nostra vita. Come? 

Attivandosi. Attivarsi significa, prima di tutto, ricreare nel proprio piccolo una propria oasi di pace, in cui potersi rigenerare, per poi domandarsi attentamente: “Cosa mi rende felice in questo momento? Cosa posso fare per me stesso in questo momento così critico?

Fare ciò ci aiuta a ricaricarci e a recuperare tutte le energie necessarie per affrontare l’emergenza in cui viviamo.

Imparare a riconoscere e ad accettare le proprie emozioni


Non bisogna pensare che esistano emozioni positive o negative in assoluto. Le emozioni prevalenti del periodo, ansia, paura rabbia, hanno comunque una loro funzione nell’aiutarci a fronteggiare i pericoli della vita esterna e quindi un primo passo da fare è l’accettazione e il riconoscimento di qualsiasi emozione proviamo. 

Il passo successivo sarà quello di esternarle. Ci aiuterà a gestire meglio sentimenti che, se soffocati, vengono amplificati dal senso di inadeguatezza. “Andrà tutto bene nella misura in cui non decideremo di affidare agli altri, al mondo esterno, il controllo esclusivo sulla nostra vita, ma se ci metteremo in gioco per riprenderne il possesso, pur nel rispetto delle regole. La vita continua e noi dobbiamo esserne sempre padroni”.


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